Il baratto della Procura di Genova: Toti scarcerato perché si è dimesso, ma per la prevaricazione dei magistrati
Non sono convito della sua innocenza: Toti è un epigono della prima repubblica e per lui è di prammatica avere anche relazioni poco trasparenti per fini politici. Mi ricorda i dorotei della “Balena Bianca” come quella penna fine, Giampaolo Pansa, definiva la Democrazia Cristiana o anche i socialisti onnivori del “Cinghialone” così soprannominato Craxi da Vittorio Feltri.
Ma è insopportabile quello che è avvenuto a Genova da parte della Procura: Toti si dimette e per questo è stato scarcerato dagli arresti domiciliari: un baratto da civiltà di barbari.
Ecco siamo alla prevaricazione, alla tracotanza del potere giudiziario.
Luciano Violante, in un bel libro “Magistrati”, li definisce i “leoni” del Re. Ed a tal proposito cita Francesco Bacone, ma a patto che stiano sotto il trono, non sopra.
Ed invece, a Genova, la Procura abusa della carcerazione preventiva, non gli interessa del giudizio definitivo, come scrive Vittorio Sgarbi -sempre coraggioso ed incurante del politically correct- di un processo a dibattimento pieno, perché in questo paese vige la presunzione di colpevolezza, non di innocenza come vuole la Costituzione.
Da qui il baratto, lo scambio imposto dai leoni di Genova: se ti dimetti ti scarcero.
Dunque, i Magistrati invadono la sfera politica e dettano le regole per le elezioni, tolgono dall’agone -prima del giudizio definitivo che si può ottenere con sentenza passata in giudicato- un possibile candidato che avrebbe potuto continuare a dar fastidio.
“La Repubblica giudiziaria”, come Angelo Panebianco, firma illustre del “Corriere della Sera” definiva ed apostrofava i Magistrati di Mani Pulite, è ancora fortissima.
I Magistrati non devono rendere conto a nessuno, comandano in questo paese.
Giuliano Ferrara ha scritto a proposito dello scambio: ”Mettere in nome del popolo le certezze non dimostrate di un’accusa al di sopra della sovranità democratica. Non si era mai vista una didascalia così nitida di un ricatto giudiziario”.
E richiama Mani Pulite: “Solo molti anni dopo, visti i casi di evidente politicizzazione della storia personale e della vita di gruppo dei membri del pool, il giudice che emetteva i mandati di cattura per conto dei crusading prosecutors, Italo Ghitti, ammise di aver sempre agito in automatico. Non c’erano le condizioni per una entità giurisdizionale di controllo e verifica delle accuse dei sostituti procuratori, bisognava arrestare a prescindere, senza giudicare come da dettato di legge sulla sussistenza di indizi gravi e convergenti o di prove della corruzione”.
E la stessa cosa è avvenuta a Genova.
Questa è la macabra realtà del nostro paese: Cossiga aveva ragione; occorrerebbero i Carabinieri per punire i Magistrati che sbagliano.
Qualunque sia l’esito del processo a Toti, si è approdati ad esso in violazione della Costituzione, da parte di Magistrati che se dovessero sbagliare saranno impuniti.
Biagio Riccio
Avvocato, dal 1993 esercito la professione forense nel tribunale e nel Distretto di Corte d’Appello di Napoli. Avvocato civilista dall’anno 2008, patrocinante in Cassazione. Fondatore dell'Associazione Favor Debitoris.