Povere creature! di Yorgos Lanthimos è un film che racconta la storia di Bella Baxter (interpretata da Emma Stone, già vincitrice del Golden Globe come miglior attrice in un film commedia o musicale, del premio BAFTA come miglior attrice protagonista, nonché candidata al premio Oscar per la miglior attrice), una giovane donna riportata in vita dallo scienziato e chirurgo Godwin Baxter (Willem Dafoe), chiamato “God”.
Bella – fin da subito mostrata con dei comportamenti molto infantili, e con un’asincronia tra corpo e cervello – cresce sotto la protezione di Godwin e del suo assistente di laboratorio Max McCandles (Ramy Youssef), a Londra, senza mai uscire dalla casa-laboratorio in cui vivono anche altre creature bizzarre e corpi mostruosi, fino a che non inizia a desiderare di scappare da un luogo che sente stretto e, curiosa di conoscere il mondo fuori quelle mura, intraprende un viaggio con l’affascinante avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo).
Bella passa quindi dall’infantilizzazione forzata alla scoperta del mondo tramite varie tappe: a Lisbona scopre luoghi, colori, voci, sapori, emozioni; nel viaggio verso Alessandria si avvicina alla cultura e alla filosofia, scoprendo allo stesso tempo dell’esistenza di malvagità, povertà e ingiustizia sociale; infine, a Parigi crea legami, si avvicina al socialismo e inizia a tracciare la propria rotta, prendendo consapevolezza di ciò che vuole essere.
Povere creature! è un film di empowerment femminile, di libertà, di riscatto. È la storia di una donna che si incontra con sé stessa, con la sua mente e col suo corpo, ascolta i suoi bisogni, si scopre quotidianamente, assume consapevolezza e potere decisionale, e si autodetermina nella sfera sessuale e sentimentale, in quella sociale e politica. Capisce cosa le piace, cosa vuole e chi vuole essere.
Bella è una donna “che non deve fare i conti con la vergogna” – spiega Emma Stone – e non si preoccupa di ciò che la società vuole per lei. Nelle relazioni con gli altri personaggi della storia e nel rapporto con la “buona società” e le convenzioni sociali ad essa legate, Bella rompe gli schemi tradizionali, decostruisce la narrazione di uomini possessivi e gelosi, con atteggiamenti paternalistici, ridefinisce i ruoli ribaltando costrutti maschili dominanti.
Bella impara a occupare – e a prendersi! – gli spazi che abita.
È una mente libera da sovrastrutture, codici e stereotipi: non ha inibizioni a scoprire il suo corpo tramite l’autoerotismo e il sesso con altre persone; dice quello che pensa, fa quello che vuole, mangia fino a sentirsi male pur di assaporare e assecondare il piacere, e balla in maniera libera ignorando e allontanando chi vuole ricondurla a schemi precisi e privarla di autonomia e libertà. Cerca, attraversa e si immerge nella verità, e la cambia quando non le piace.
Povere creature! è un film politico, perché l’autodeterminazione, in una società fondata su stereotipi e costrutti socio-culturali, è politica.
Musica, costumi e colori giocano un ruolo fondamentale nella narrazione di questo percorso di crescita e consapevolezza, in quanto sono adattati alle varie fasi del percorso della protagonista verso l’emancipazione e l’indipendenza.
La musica, di Jerskin Fendrix, è scoordinata e stonata all’inizio, quando Bella si trova in un contesto che non capisce totalmente, e in cui non sa bene come parlare e come muoversi, per poi trasformarsi in una melodia più stabile e sicura, creando un legame con la crescita e la consapevolezza di lei.
I costumi sono opera di Holly Waddington e sono stati ideati per accompagnare la protagonista in ogni passaggio: nella prima fase sono infantili e, come spiega la costumista, “sembrano marzapane, come decorazioni per torte”; i vestiti indossati durante la fase del viaggio sono colorati, sexy e fiabeschi, rappresentano tutto ciò che lei vive nel momento in cui esplora la sessualità, la cultura, il mondo; mentre quelli dell’ultima fase, che è quella della maturità e della piena consapevolezza, si allontanano dallo sfarzo e assumono forme e tonalità rilassanti, stabili.
In un film dall’atmosfera gotica e distopica, ambientato nell’epoca vittoriana ma che presenta tratti futuristici, ogni mezzo viene utilizzato per comunicare, per veicolare dei messaggi che accompagnano i linguaggi verbali e quelli del corpo.
L’esposizione di particolari temi quali il “mostruoso”, caratterizzato dalle creature deformi e bizzarre, o la povertà e l’ingiustizia sociale, può rendere la narrazione a tratti disturbante, richiedendo di fare i conti con le emozioni che si provano e immergersi in esse.
Anche i colori sono fondamentali: il film è totalmente in bianco e nero nella prima parte, quando la protagonista è nella casa di Godwin, da cui non è mai uscita in quanto luogo pensato come “confort zone” ma che, invece, la imprigiona. Il tutto diventa invece a colori quando inizia a scoprire il mondo esterno; ciò crea, agli occhi di chi guarda, un senso di libertà e una voglia di voler vivere quella libertà.
Godwin, Max e Duncan – rappresentati nella locandina del film sottoforma di trucco sul volto di Emma Stone – hanno provato a relegare Bella in schemi che volevano per lei, in una vita che volevano per lei, ma che “era solo la storia di un’altra”, mentre lei è “una donna che traccia la propria rotta verso la libertà, incantevole”.
Dottoressa in Giurisprudenza, abilitata alla professione forense, con un Master in Studi e Politiche di Genere. È un'attivista digitale, crea contenuti legali per Chayn Italia, una piattaforma che si occupa di contrastare la violenza di genere utilizzando strumenti digitali, ed è membro della Redazione de Il ControVerso. Scrive su attualità, diritti umani, privacy e digitale, inclusione, gender gap, violenza di genere.
Attualmente lavora nel settore dell'editoria libraria.