10 Film (non del tutto horror) da scoprire ad Halloween

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Come ogni anno, ci stiamo avvicinando al Natale. E se le logiche del marketing impongono di predisporre quanto prima lo spirito dei consumatori alla mania decorativa e allo strascico di doni da acquistare, c’è prima un’altra piccola ricorrenza che deve sgusciare via dalle pagine del calendario: prima di riempire vetrine e città con il viso benevolente di Babbo Natale e una serie di luccichii, bisogna che scompaiano eventuali cupi addobbi e spettrali apparizioni.

Come il Natale, ho l’impressione che l’hype commerciale intorno ad Halloween sia ogni anno in incremento. Eppure, di nuovo, scavando sotto lo strato della percezione di un mondo che va di fretta, si scopre un corredo di leggende, tradizioni e di culture che hanno un fascino particolare. Del resto, il rapporto con il sovrannaturale, la morte e ciò che viene di volta in volta definito come occulto è certamente uno degli aspetti di maggiore riconoscibilità di un gruppo sociale o culturale. E del resto, chiunque sente almeno un po’ di fascino nei confronti dell’inspiegato e dell’inspiegabile.

Non è certo un caso che la letteratura prima e la cinematografia poi siano fiorite intorno a questi temi. E Halloween diventa ovviamente il pretesto perfetto per improvvisare una serata cinema in tema.

Per quanto mi manchi completamente il gusto per il body horror, lo splatter e tutte le ramificazioni del genere che minacciano di turbare il sonno per periodi più o meno lunghi, io sono la prima a non rinunciare a un sano rewatch compulsivo di un buon 85% della filmografia di Tim Burton.

Questa volta però voglio portarvi un po’ fuori dal circuito dei film che sono diventati i cult della notte di Halloween, e proporvi o riproporvi qualche piccola perla più o meno nascosta.

Ci possiamo fare due risate, con un classico che è un film cult ma che sospettosamente molti dei più giovani non hanno ancora scoperto: La Morte ti Fa Bella, commedia paradossale e colorata di Zemeckis, con la recitazione sempre iconica di Meryl Streep. E restiamo sullo stesso mood leggero con What We Do in the Shadows, mockumentary di Taika Waititi dove troviamo quattro vampiri (diversissimi tra loro, tutti perfettamente conducibili a un qualche tipo di stereotipo sul genere) che condividono tra alti, bassi e crisi un coinquilinaggio fuori dall’ordinario.

Passiamo per il Giappone, indiscussa patria delle storie dei fantasmi, con due film degli anni Sessanta: Kuroneko (letteralmente, Gatto Nero), strepitoso lavoro di Kaneto Shindo, e Kwaidan (letteralmente, Storie di Fantasmi) di Kobayashi, la cui bellezza scenografica, oltre ad aver incantato il festival di Cannes del 1965, merita ancora oggi una visione.

E poi Perfect Blue, di Satoshi Kon, un film che per quanto di sovrannaturale non abbia niente, è l’esempio di come l’orrore e la paura siano molto più intrinsechi nella società moderna di quanto non lo siano in una casa infestata.

Possiamo rendere omaggio ad Edgar Allan Poe, con due adattamenti dei suoi racconti: una produzione antologica europea distribuita in Italia con il nome di Tre Passi nel Delirio (un altro titolo da aggiungere ahimè alla lista delle traduzioni infelici) che conta oltre a un cast di stelle degli anni Settanta anche una regia firmata da Federico Fellini, e alla bellissima resa artistica del film di animazione Extraordinary Tales dello spagnolo Raul Garcia.

Poi un lavoro che ad Halloween è collegato più per la natura dei suoi protagonisti che per il film in sé, che oltre a graziarci della ineccepibile recitazione di Tilda Swinton, Mia Wasikowska e Tom Hiddleston, si caratterizza per la poetica lenta e misurata del circuito indipendente americano: Solo gli Amanti Sopravvivono (titolo originale, Only Lovers Left Alive) di Jim Jarmusch, 2013.

Poi un film semisconosciuto e quasi introvabile che a mio avviso meriterebbe più di una citazione: BeDevil, di Tracey Moffatt, presentato a Cannes nel 1993 (da non confondere con un horror omonimo dei fratelli Vaughn). Un altro trittico che parla di fantasmi, ambientato nella società degli indigeni australiani di cui fa parte la sua regista.

Per finire, vi propongo di nuovo un film degli anni Sessanta (anche qui, non confondetevi con il suo remake) di Wolf Rilla, Il Villaggio dei Dannati.

Una lista di film che non sono del tutto horror, che hanno qualcosa in più o qualcosa in meno rispetto alla codificazione del genere che ormai diventa sempre più una vera prova di saldezza di nervi e freddezza di sangue. Film un po’ diversi da quelli che vengono di solito proposti dai palinsesti, ma che vi consiglio vivamente di godervi in questi ultimi giorni di ottobre, prima che un anziano viso benevolo nelle vetrine e i luccichii delle decorazioni preparino il nostro umore al brio congiunto delle feste di Natale.

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