Vattimo: la filosofia della libertà e della differenza

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Se n’è andato Gianni Vattimo: chi ama la filosofia deve sentirsi triste, perché Vattimo con i suoi scritti, la sua poliedrica attività politica, sociale, da intellettuale ha rappresentato la libertà nella sua declinazione eretica.
Il suo era un sapere europeo, perché è stato il filosofo italiano più conosciuto all’estero, insieme a Croce, Gramsci, Gentile, Eco.
Si ricordi il sodalizio con Gadamer che insieme a Luigi Pareyson, lo introdusse nell’ermeneutica, della quale Vattimo costituisce uno dei grandi maestri contemporanei.
Ho imparato da Vattimo leggendo i suoi bellissimi libri il pensiero di Heidegger e di Nietzsche.
In una libreria di un appassionato di filosofia non possono mancare testi come “Introduzione ad Heidegger” della Laterza e “Il soggetto e la maschera: Nietzsche e il problema della liberazione” Bompiani.

Sono pietre miliari, come una bibbia. La loro lettura sconvolge, provoca una rivoluzione copernicana.
Ho imparato da Vattimo, sulla scia del pensiero di Nietzsche, che i fatti non esistono: ma esistono solo le interpretazioni dei fatti.
Vattimo sosteneva infatti che “la verità è legata al linguaggio. E che non ci sono fatti ma soltanto interpretazione”.
Ho anche imparato cosa significhi la gettatezza dell’Essere: nel mondo appena nati c’è angoscia; solo attraverso la Cura dell’essere è possibile una progettualità contro l’inquietudine.
Heidegger parla di gettatezza dell’Essere, perché, come ha scritto Gianni Vattimo nella storia della filosofia, per la prima volta, l’Essere non viene giudicato per la sua semplice presenza fenomenica.

L’Essere viene valutato nel mondo (mondità) con altri esseri; ecco allora che la parola Dasein significa esserci come gettato nel mondo, ma anche in grado di trascenderlo con un atto di libertà.
Questa filosofia intende far sì che l’Essere allontani la morte, la trascenda con una progettualità.
È ricordato come il teorico insieme a Rovatti del “pensiero debole”;”credo di aver smantellato, decostruito, rottamato buona parte del pensiero forte. Sulla scorta di Nietzsche e Heidegger mi sono preso la briga di porre un freno alla filosofia come etica del dominio”, ci ha ricordato Vattimo.
Non esiste verità incontrovertibile, ontologicamente indiscutibile, ma dialetticamente anche la scissione dell’ortodossia.
Al forte si contrappone il debole, che non significa fragile, ma sua relativizzazione, suo processo, sua criticità.
Come ha scritto Maurizio Ferraris “diversamente da Nietzsche, Vattimo ha voluto conferire un valore positivo al nichilismo, che non è solo la corsa dell’umanità verso il nulla ma è anche l’emancipazione da un essere, da un Dio o da un fondamento troppo ingombranti”.
E perciò la verità non è una sola, ma è in un continuo divenire, in un movimento incessante ove conta, ma non debolmente, anche la sua differenza, la sua eccezione.

Vattimo ci ha insegnato che la grande ragione” impone “l’avventura della differenza”.

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Biagio Riccio

Avvocato, dal 1993 esercito la professione forense nel tribunale e nel Distretto di Corte d’Appello di Napoli. Avvocato civilista dall’anno 2008, patrocinante in Cassazione. Fondatore dell'Associazione Favor Debitoris.

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