Ricordando Ustica

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Dopo più di 40 anni dalla strage di Ustica, l’ex presidente del consiglio dei Ministri Giuliano Amato ha rilasciato un’intervista a “La Repubblica” che riprende la tesi già proposta da Francesco Cossiga anni addietro, secondo cui l’abbattimento del DC9 Itavia avvenne ad opera di un caccia francese decollato dalla portaerei Clemanceau. Ripercorriamo allora gli avvenimenti di quella sera di giugno del 1980.

Il 27 giugno del 1980, alle 20:59, il volo commerciale dell’Itavia del tipo DC-9 partito da Bologna e diretto a Palermo smise di inviare il segnale radar alle torri di controllo. L’aereo si trovava all’altezza delle due isole del mediterraneo, Ponza e Ustica. Si stava preparando alla fase di discesa lungo la scia del segnale aeroportuale. L’intero equipaggio, 69 adulti e 12 bambini persero la vita. I suoi resti verranno recuperati solamente sette anni dopo sul fondale marino.

Siamo nell’Italia degli “anni di piombo”, delle stragi di piazza Fontana, di Piazza della Loggia e dell’attentato alla stazione di Bologna. Il quadro internazionale geo-politico vedeva l’Italia stretta nella morsa di una scomoda alleanza. Costretta a mediare tra la Nato, l’Eliseo e l’inviolabile patto di alleanza con Gheddafi, che forniva all’Italia risorse primarie petrolifere dalla Libia.

Durante l’istruttoria emersero molte versioni sull’accaduto. Tra le prime ipotesi ci fu quella riguardante lo scoppio di una bomba nella toilette dell’aereo. Del resto questa spiegazione appariva plausibile alla luce delle tensioni politiche che imperversavano nel nostro paese. Nonostante le perizie però, il recupero dei rottami anni dopo gettò ulteriori dubbi sulla tesi della bomba: non furono ritrovare comprovate tracce di esplosivo. Quello che era osservabile dai rottami, invece, appariva più come un improvviso cedimento strutturale dell’aereo.

Sarà una successiva analisi più approfondita del tracciato radar ad avvalorare l’ipotesi che lo spazio aereo mediterraneo fosse densamente popolato da velivoli militari appartenenti a vari paesi. Si fece largo così l’ipotesi del tentativo di abbattere un Mig libico sul quale viaggiava Gheddafi di ritorno da una campagna in Polonia o forse dalla Bulgaria.

Altre testimonianze – in seguito ritrattate – vennero rese dai militari della portaerei Saratoga che allora ormeggiava nel porto di Napoli e che la sera dell’avvenimento era operativa al largo del mediterraneo. Proprio alcuni sotto-ufficiali dichiararono di aver visto degli F-4 rientrare sulla portaerei senza equipaggiamento.

Un’ulteriore ricostruzione emerse da un ex membro della NTSB Americana (National Transportation Safety Board), secondo cui dai tracciati radar risultava che uno dei caccia coinvolti nell’abbattimento fosse in assetto da attacco rispetto al DC-9 , mentre il MIG libico si trovava sotto al volo commerciale, confondendosi così con la traccia radar lasciata da quest’ultimo; ovvero nascondendosi.

In effetti il 18 Luglio 1980 venne ritrovato un Mig Libico precipitato sulle montagne della Sila, ma il caso venne archiviato come estraneo alla notte di Ustica.

Il processo sulle cause e sugli autori della strage non si è mai tenuto in quanto nell’istruttoria condotta dal giudice Rosario Priore lo stesso concluse che gli autori della strage fossero ignoti.

L’anno successivo alla chiusura dell’istruttoria iniziò il processo per i presunti depistaggi che avvennero quella sera e per tutta la durata delle indagini. Il processo si concluse con diverse assoluzioni.

Solo il 10 settembre 2011, dopo tre anni di dibattimento, una sentenza emessa dal giudice civile Paola Proto Pisani ha condannato il ministero della Difesa e dei Trasporti al pagamento di oltre 100 milioni di euro in favore di 42 familiari delle vittime della Strage di Ustica. I due ministeri sono stati condannati per non aver agito correttamente al fine di prevenire il disastro, non garantendo che il cielo di Ustica fosse controllato a sufficienza dai radar italiani, militari e civili.

Alla luce di quanto riportato non è facile trarre conclusioni nette. Il quadro generale della vicenda è tutt’oggi variegato e grigio. Appare dunque azzardato riporre totale fiducia nelle parole dell’ex presidente del consiglio, così come sbilanciarsi su eventuali accuse nei confronti della Francia.

Intanto conserviamo la memoria di quell’evento e di quel periodo della storia italiana nel quale gli intrecci tra politica, interessi sovrannazionali e servizi segreti alimentarono una tensione sanguinosa. Riprendendo le parole del film di Marco Risi, Ustica è un muro di gomma inscalfibile e capace di far ritornare al mittente, con tutte le conseguenze, i tentativi di spiegazione, ad oggi solo parziali.

Ricordiamo Ustica affinché il prima possibile possa essere fatta definitivamente chiarezza.

Fonti:

Atlantide – Ustica, 40 Anni di Bugie. https://www.la7.it/atlantide/rivedila7/atlantide-ustica-40-anni-di-bugie-puntata-del-24062020-25-06-2020-331569

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/10/02/news/fiori_ustica_missile_francese_contro_gheddafi_giuliano_amato_intervista-413006471/

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Psicologo, con esperienza maturata in ambito organizzativo. Ha conseguito la laurea in psicologia del lavoro con una tesi sul work-life balance.
Co-fondatore de Il Controverso, cura la rubrica #SpuntidiPsicologia e scrive di tematiche riguardanti la criminalità organizzata.

"Scrivo perché amo andare a fondo nelle cose"

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