Da poche settimane è ufficiale: si vota il 25 settembre in quella che, ai nastri di partenza, sembra essere la più calda (e pazza) campagna elettorale della storia della Repubblica Italiana. Infatti, nonostante la pandemia, la guerra in Ucraina e la minaccia di razionamenti, le forze politiche sono riuscite, nella passata legislatura, a collezionare un immenso numero di scissioni interne e ben tre plateali cadute di Governo (tra cui una annunciata al Papeete dal leader della Lega). Si potrebbe dire che gli analisti avevano previsto tale ordine di cose, ovvero che a questa classe politica, più della poltrona, interessava raggiungere i requisiti minimi del vitalizio (4 anni, 6 mesi ed un giorno di legislatura).
Del resto, l’incredibile attaccamento al vil danaro con la sicurezza, per molti, di non poter rientrare né a Montecitorio, né a Palazzo Madama, ha scatenato una corsa alla salvezza che è riuscita, nell’arco di questa legislatura, a regalarci perle dal fondo del barile dalla già non troppo esigente politica italiana. Come non ricordare, infatti, il tentativo dell'(ex) Cavaliere di raggiungere il Colle del Quirinale? Un desiderio (a sua detta dall’infanzia) o, se si preferisce, un sogno che stava spaccando tanto il centrodestra quanto lo stesso Governo di Mario Draghi. E come non citare l’incredibile politica estera di quest’ultimo, talmente efficace da essere stato ignorato dai più in uno dei peggiori momenti della politica internazionale, sino alla salvezza (poi dimostratasi inutile) del Governo Conte II da parte del Senatore Ciampolillo, sconosciuto ai più fino alla sua comparsa come “eroe” byroniano del tutto inutile e senza aver meritato l’amore di coloro che aveva (avrebbe potuto) salvato?
Davvero, se queste sono le premesse per la campagna elettorale odierna, c’è ben poco da sperare da questa classe politica incapace di approvare il DDL Zan, di riformare la giustizia e di cercare di portare a termine quanto previsto dal sempre più citato PNRR, ora particolarmente affannata dopo il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari (passati da 945 a 600 sommando tutt’e due le Camere).
In questo sconsolante quadro ecco che la sinistra cerca di raccogliere i cocci della sua crisi d’identità. Il Partito Democratico cerca spasmodicamente di raggruppare quanta più gente possibile nella propria coalizione richiamando quegli stessi che dallo stesso si erano distaccati.
Infatti, è recente la notizia dell’accordo, ora sfumato, tra Letta e Calenda, il primo che regge un partito che, pur autoproclamandosi “leader a sinistra”, soffre di una profonda crisi d’identità dopo Matteo Renzi il quale, da “politico più odiato d’Italia”1, potrebbe persino riuscire a tornare in Parlamento insieme ad alcuni suoi fedelissimi aggregando il proprio partito ad una coalizione centrista con il recente accordo concluso proprio con Calenda.
Ma la vera, ed anomala, caratteristica di questa prossima tornata elettorale è la formazione di questo magmatico centro al cui interno sono compresi un po’ tutti, dalla Carfagna a Di Maio, dallo stesso Renzi a Tabacci, in queste elezioni, come nei migliori film di Romero, gli zombie della politica sono risorti dalle tombe e sono presenti, per dirla alla Jep Gambardella, anche nei talk show del lunedì dove non si presentano neanche i fantasmi.
In questo fantasmagorico quadro ecco che, sorretto dalla sua amorevole non-moglie, il Silvio nazionale, con l’energia dei suoi quasi novant’anni e con il telefono saldamente nelle mani di Marta Fascina (stando ad alcune voci di corridoio), si è lanciato nelle promesse che, una volta, lo fecero grande: via alle pensioni da mille euro, non più un Ponte sullo Stretto, ora ne servono due, flat-tax, liberismo e privatizzazioni, del resto a che ci serve la sanità pubblica? È utile soltanto quando arriva una pandemia mondiale, per il resto lasciamo che la gente paghi costose assicurazioni per non essere curata. Va bene, non ha detto esattamente così sulla sanità (altrimenti si potrebbe dubitare non solo del suo udito, ma della sua stessa sanità mentale), ma gli slogan, i programmi e la formula della sua campagna elettorale è quella trita e ritrita presa a piene mani dagli Anni Novanta.
Del resto, coloro che gli sono rimasti fedeli scalpitano, come cani vicino ad una ciotola, a definirlo “politico illuminato” e “grande leader capace, in 5 minuti, di mettere d’accordo tutta la coalizione“2 . Vista l’attuale situazione, anche la Lega sta cercando di darsi una rispolverata per l’approssimarsi del voto, con un Salvini che sta chiaramente cercando di recuperare voti nei confronti di Fratelli d’Italia. Inoltre, Forza Italia e la Lega potrebbero presentare un “listone” unificato per arginare quello che, nei sondaggi, è il primo partito della coalizione, Fratelli d’Italia.
Nel campo delle elezioni (anticipate) politiche 2022, come si accennava, c’è da considerare anche questo nuovo “centro“, composto dalla più variegata umanità, tra di essi emerge sicuramente Calenda che, dopo aver quasi sabotato l’elezione di Gualtieri a Sindaco di Roma, ora ci riprova con tutta la forza dell’essere un emerito nessuno emerso dal partito più strutturato in Italia (il PD). Sembra poi che, dopo gli sketch fatti da Crozza su di lui sull’essere una persona “seria”3, abbia seriamente acquisito questa “seriosa” veste atteggiandosi a leader dei moderati del tutto centristi, più di Renzi, più di Tabacci o di altri di questa “nuova area”. Lo stesso Calenda ha accolto, nel proprio partito Mara Carfagna la quale , dopo un glorioso passato in Forza Italia, e lei stessa protagonista di un malcelato conservatorismo4, è passata nel lavasciuga di Azione per potersi, infine, ripresentare ripulita dalle scorie del berlusconismo che l’ha portata in alto, pronta a far parte della “coalizione progressista”, e con lei tanti altri fuoriusciti da Forza Italia che, salvo per l’entrata di Valentina Vezzali, ha perso numerosi nomi “storici”, un numero, quello dei “traditori”, che pare aumentare con l’avanzare dell’età del Cavaliere.
Poi, tornando al settore di destra di questa tribuna elettorale, ecco che appare, come una leader “unta dal Signore”, Giorgia Meloni, lei che è nata sotto l’ala di Berlusconi, per poi scegliere un’altra strada, che difende il matrimonio, e poi vive in una relazione more uxorio, lei che è madre, non-moglie e spicca per la coerenza sistematica delle proprie idee, guida il partito più forte nei sondaggi estivi. Eppure, nonostante tutto, un lato positivo ce l’ha, pur se ammesso a malincuore da chi scrive: potrebbe essere la prima Presidente del Consiglio donna, e quest’ossimoro tra becero conservatorismo e possibilità di una leader femminile è davvero lo specchio delle contraddizioni del Sistema Italia.
Resta, in ultimo, il partito più disastrato di questa legislatura: il Movimento 5 Stelle. Infatti, proprio loro, che credevano (evidentemente a parole) nel vincolo di mandato, hanno avuto più scissioni e fuoriusciti di tutti gli altri partiti, una crisi ed uno stillicidio che si è consumato nel corso dell’intera legislatura e che ha avuto la sua tragica conclusione nella scissione perpetrata da uno dei suoi volti più simbolici, il Ministro Di Maio il quale, evidentemente dimentico di quanto fatto sin dai V-Day, ha cercato di ritagliarsi il proprio posto al sole di Mario Draghi e, ora, piuttosto che ritornare sconfitto a casa , sta cercando di entrare in quel nuovo “centro” di cui si parlava. Per i 5 Stelle, invece, la strada è tutta in salita con una base tradita da 5 anni di incertezze e, nel caos generale che li pervade, l’unica strada che gli è rimasta per sopravvivere è quella che rende Conte, premier durante l’inizio della pandemia, il nuovo volto della campagna elettorale del movimento.
L’estate italiana sarà un’estate turbolenta non per il clima, ma per l’agone politico più caotico della storia recente. Sarà un’estate politica che si dividerà tra i grandi amarcord (l’eterno Silvio), tra destre particolarmente aggressive (Meloni e, in misura minore, Salvini) ed un “fronte progressista” totalmente alla mercé degli eventi e del “centro” calendiano.
Gli italiani alle urne, ancora una volta, avranno una grande responsabilità. Si tratterà di decidere nel bel mezzo di quello che sarà un’estate calda, non solo in senso climatico.
Sarà una stagione politica tutta da vivere.
Note
- Parole del Senatore Renzi in un’intervista condotta in diretta Instagram da Fanpage.it – LINK
- Antonio Tajani a “In mezz’ora” su Rai 3 il 31 Luglio 2022
- Ex multis, un video pubblicato da “Nove” sulla piattaforma YouTube – LINK
- Disse lei, ad esempio, che “[I gay pride] Hanno obiettivi che non condivido. Io sono pronta ad occuparmi di contrasto alle forme di discriminazione e di violenza. Sono pronta a dare patrocini a seminari e convegni che si occupano di questi problemi. […] Penso che l’unico obiettivo dei Gay Pride sia quello di arrivare al riconoscimento ufficiale delle coppie omosessuali, magari equiparate ai matrimoni. E su questo certo non posso esser d’accordo. Io credo che l’omosessualità non sia più un problema. Perlomeno così come ce lo vorrebbero far credere gli organizzatori di queste manifestazioni. Sono sepolti i tempi in cui gli omosessuali venivano dichiarati malati di mente. Oggi l’integrazione nella società esiste. Sono pronta a ricredermi. Ma qualcuno me lo deve dimostrare. (8 Maggio 2008). Da ricordare che, dopo 8 anni, si è arrivati alla Legge Cirinnà.