Che fate, che fate ?
Gesù Giuseppe e Maria… il DIAVOLO
Questa potrebbe essere tranquillamente la nuova hit dell’estate ,ma sfortunatamente non è né il ritornello di una canzone di Gabry Ponte né una rimica di Rancore. Anche se di sacro livore c’è ne è molto in queste parole lanciate dalla ottantenne suora di clausura che in queste ora è divenuta nota sul web e sulle cronache proprio a causa di queste parole da medioevo lanciate a due ragazze che si stavano baciando.
La scenetta è avvenuta un paio di giorni fa nei vicoli dei quartieri spagnoli a Napoli, dove si stavano girando alcuni shooting della serie televisiva Mare Fuori. Tutto sembrava andare come sempre quando innanzi agli addetti ai lavori appare una figura dall’alone sacro: una suora. L’anziana signora vestita di un bianco purissimo, contrapposto evidentemente alla sua nera mentalità, ha iniziato a predicare verso alcuni ragazzi della troupe, mentre il fotografo continuava a fare scatti alle due modelle ed è proprio uno di quegli scatti che ha fatto imbestialire l’anziana donna facendone passare in secondo piano il sacro alone per risaltare la più umana natura dettata da quell’età: il bigottismo.
Nel momento in cui le due ragazze si sono baciate, pronte per lo scatto, ecco che la suora in un’azione repentina, più veloce di colpo di spada della Sposa di Tarantino, ha provato a separare fisicamente le due ragazze iniziando il suo personale show: “Che fate ?” urla la suora, tra le risate delle attrici incredule e le imprecazioni, non proprio sante, del regista che tutto si sarebbe aspettato meno di trovarsi suo malgrado in una scenetta degna della miglior puntata di Boris. “È il diavolo” continua la suora tra l’incredulità generale. Non le avranno detto che si trovava nel 2022 e i diritti della persona sono stati riconosciuti a differenza di qualche secolo prima. Oppure uscita dalla clausura avrà realizzato di essere ancora in Italia, il bel paese che fatica ad approvare una legge contro la violenza sulla libertà di orientamento sessuale o di libertà della propria persona, allora si tutto avrebbe più senso.
Ad ogni modo, quel che è apparso è stato nient’altro che una scenetta surrealistica, la quale però, oltre al momentaneo riso, avrebbe dovuto e dovrebbe far riflettere sul gesto dell’anziana signora che, figlia del suo tempo ed imprigionata nella propria ignoranza, può essere sì compresa ed anche accolta, proprio in quella pietas cristiana che va rappresentando, può persino intenerire, ma non va minimizzato il suo gesto bigotto, giustificato o compreso che sia. Esso va solo condannato e ci costringe ad una seria riflessione.
Quella applicata dall’anziana signora è tutto e per tutto una violenza.
Separare con la forza (o anche il solo tentativo) due persone libere che non stanno facendo alcun che di lesivo, intromettendosi nella loro libertà di esseri umani, è sempre una forma di violenza in una società sana e civile. Lo è sempre. Lo faccia un bambino, che andrebbe istruito, lo faccia un adolescente, che andrebbe educato, lo faccia un ottantenne, che va, magari si compianto, ma soprattutto condannato, senza se e senza ma.
Invece la maggior parte dell’informazione italiana non solo minimizza il gesto all’opinione pubblica, ma strumentalizza anche le fragilità della donna che lo ha commesso – l’età o la vocazione – per giustificare il bigottismo così popoloso tra la massa.
Si confonde l’oggetto con il soggetto. Il tema con lo spartito. Il problema con l’effetto.
Tuttavia, in Italia, ciò non dovrebbe stupire dato che è il paese dei non diritti. Un paese dove si fa fatica ad approvare una legge che tuteli le minoranze, che tuteli la libertà di essere ciò che si è senza subire violenze. Un paese dove si fa fatica a riconoscere perfino le origini ai propri cittadini. Una serie di continue negazione dei diritti della persona che non fanno altro che alimentare nelle masse il sentimento del diverso e del nemico finendo per far divenire comuni certe violenze ed esorcizzarle nella risata e nella minimizzazione.
Questo è il vero tema: lo scandalo.
Questo dovrebbe indignare. Il grande tema dei diritti che costantemente e sistematicamente la massa e la volontà politica eludono.
Il tutto appoggiato dalla becera informazione che colpisce tutto il settore. Quell’ informazione che si fa forte nel pensiero di massa e debole nel condannare certe azioni; un’ informazione obliqua che condanna, ma assolve, che non dice, ma sussurra l’indicibile.
Tutto ciò porta poi a situazione al limite del folkloristico dove può benissimo esserci il paradosso dove una teorica portatrice di valori di inclusione cristiana , nell’epoca in cui il Papa si astiene dal giudizio sui omosessuali, pervada una violenza contro gli stessi valori che dovrebbe proteggere. Una vera e propria contraddizione. Una contraddizione che chiameremo il paradosso della suora.
Ed è un paradosso che colpisce tutti i cittadini di tutte le epoche: dal piccolo borghese dell’epoca moderna fino al cittadino contemporaneo delle società occidentali, oramai in crisi di valori, incapaci di reagire alle sfide ed in costante contraddizione di idee e di ideali.
Un paradosso, quello della suora, che colpisce colpevolmente anche l’informazione che, addirittura, spesso lo alimenta. Nelle epoche di crisi sociale l’informazione dovrebbe sia fotografare lo stato delle cose in cui verte la società che essere un faro che guidi verso la verità, pervasa dall’etica dei temi, dove si pone al centro il problema che i fatti evidenziano e luogo dove si scava anche dentro i fatti ed al di là di quelli per capire le cause e poter dare una visione alle democrazie cieche.
Invece troppo spesso ciò non viene pervaso, ma anzi si cavalca il becero, si emargina l’indesiderato e si decanta un ritornello, sempre uguale, dove tutto cambi per non cambiare nulla.
Senza un’ etica nell’informazione, senza un’etica nella società non vi può essere vero progresso umano ed il paradosso della suora continuerà ad essere, sempre, pronto a colpire tutti noi.