Parlare di responsabilità dei magistrati significa ricordare Enzo Tortora e il suo impegno per il successo del referendum promosso nel 1987, affinché i magistrati potessero essere chiamati a rispondere non già degli “errori giudiziari”, ma dei danni procurati ai cittadini per colpa grave, imperizia, dolo.
Il referendum fu vinto con oltre l’80% di “sì”, ma un Parlamento corrivo, con la corporazione togata, si affrettò a tradire quel voto, varando una legge (13 aprile 1988, n. 117, cosiddetta legge Vassalli), seppur recentemente modificata (legge 27 febbraio 2015, n. 18). Essa nella sua struttura ed intelaiatura è sempre a tutela dei Magistrati.
Infatti l’azione risarcitoria, da provarsi rigorosamente e solo dopo aver consumato tutti i mezzi di impugnazione, tali che possa dimostrarsi come il giudice abbia agito con colpa grave o dolo, si può esperire solo contro lo Stato (Presidenza del Consiglio dei Ministri, art. 2) che successivamente si potrà rivalere contro il Magistrato colpevole (art.7).
Non è perciò possibile l’azione diretta contro il giudice colpevole, nonostante che sia incipiente il suo errore o il suo dolo, ovviamente da dimostrare rigorosamente. Dunque: a) se un medico sbaglia, è tenuto a risarcire il paziente e la sua famiglia;
b) se un avvocato erra, deve invocare la sua polizza assicurativa (e molti colleghi aguzzini sono diventati esperti e ne stanno facendo un mercimonio con filoni a nastro di queste azioni).
Ma se sbaglia un magistrato, protezioni, filtri, guarentigie sono stati predisposti dal legislatore a sua tutela.
Si tratta di una legge applicata raramente, perché è frustrante pensare, anche nella sua interpretazione estensiva, che sia possibile vedere punito un magistrato:
1- se dunque fallisce una società che non era in stato di decozione.
2- se ingiustamente viene detenuto un innocente, con un’applicazione indecorosa delle misure cautelari.
3- se si dimostra in sede esecutiva che l’azione della banca era contro la legge, perché, per esempio, il credito sotteso sia usurario e dunque la casa non andava venduta all’asta: chi paga degli errori commessi?
In queste ore stiamo assistendo a come la Magistratura stia perdendo prestigio e dignità e come la politica e la casta dei Giudici si scambino favori reciproci per il conseguimento di un regime di impunità.
Ma corre un paragone storico ineludibile: come i politici a seguito di Mani Pulite rinunciarono con una riforma costituzionale all’immunità parlamentare, allo stesso modo bisogna scardinare da posizioni di potere acquisite ed intoccabili la casta dei Magistrati.
In un libro recentemente scritto Luciano Violante, Magistrati, ci ricorda che i giudici sono come i leoni. Ma citando Francis Bacon – «I giudici devono essere leoni, ma leoni sotto il trono» – ammette che i leoni manifestano una certa propensione a sedersi sul trono.
Solo una solida, laica coscienza istituzionale può garantire il raggiungimento di un equilibrio democratico, ma qualora si risponda, citando Max Weber, all’etica della responsabilità che per molti Magistrati è stata posta in soffitta.
Il referendum mira ad abrogare la legge nella parte in cui sia lo Stato e non il Magistrato direttamente a rispondere delle nefandezze compiute con scellerate sentenze. Se passasse il referendum, dunque, sarà il magistrato ad essere citato in giudizio: del resto è stato scritto che in tal caso si da attuazione all’art. 28 della Costituzione, secondo cui I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. Ed i magistrati sono pubblici funzionari (Paolo Becchi e Giuseppe Palma: Giustizia. Quale riforma? Una rotta liberale e garantista).
Chi punì Tortora ha fatto carriera:
1-Lucio Di Pietro divenne Procuratore Generale della Repubblica a Salerno.
2-Felice Di Persia fu promosso Procuratore della Repubblica a Nocera Inferiore.
3-Diego Marmo Procuratore Generale della Repubblica a Torre Annunziata.
4-Lucio Sansone il Presidente che firmò la sentenza è stato promosso in Corte di Cassazione.
Ricordiamo che Tortora fu infamato da pentiti inattendibili; si scoprì il crimine giudiziario da un’agenda. Il vero responsabile era tal Tortona, bibitaro nel casertano. Gli inquirenti, se avessero fatto una telefonata, Enzo Tortora sarebbe stato discolpato immediatamente.
In una lettera alla sua amata Francesca Scopelliti scrisse:
“Conosco tre categorie di irresponsabili; i bambini, i matti ed i Magistrati“.
Biagio Riccio
Avvocato, dal 1993 esercito la professione forense nel tribunale e nel Distretto di Corte d’Appello di Napoli. Avvocato civilista dall’anno 2008, patrocinante in Cassazione. Fondatore dell'Associazione Favor Debitoris.