In un mondo dove si legge sempre di meno, i libri rappresentano l’ultimo rifugio della cultura, dove si raccoglie la summa dell’intero sapere umano. Il libro stesso si è evoluto nel tempo: da cartaceo ad elettronico, da oggetto fisico sino a diventare una risorsa disponibile in cloud, perdendo quella che sembrava l’indissolubile legame tra l’oggetto e la sua intrinseca fisicità.
Cosa rappresenta un libro?
È una domanda che si presta a molte risposte, ma un libro è, prima di tutto un continuo viaggio nel proprio io, leggere permette di conoscere infiniti mondi ed infinite persone, da questa conoscenza le persone possono rendersi conto di quali siano le idee nel mondo.
Questo perché la scrittura è un mezzo senza tempo e, per quanto possa cambiare il suo modo d’essere, diventare elettronica e perdere la sua fisicità, resta sempre la chiave di volta della civiltà umana.
Nessun libro, poi, non fa distinzioni tra le persone, tutti possono prendere in mano un libro e leggerlo, da ciò la lettura diventa mezzo per la propria espressione perché permette di scrivere meglio e, quindi, di poter condividere il proprio io con gli altri. Del resto, la forza della scrittura prima, e della stampa poi, è stata la possibilità di far comunicare le persone.
Un buon libro, inoltre, è sempre un buon compagno che permette di allargare i propri orizzonti, Leopardi stesso era un accanito lettore che, come disse al proprio padre, avrebbe mai potuto scrivere senza il patrimonio di conoscenze della biblioteca di Recanati.
La palestra della libertà
“[…] senza la scrittura una società non prenderà mai una forma fissa di governo, in cui la forza sia un effetto del tutto e non delle parti[..]. Da ciò vediamo quanto sia utile la stampa, che rende il pubblico, e non alcuni pochi, depositario delle sante leggi”
Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, Cap. V
I libri non sono soltanto quanto finora detto, Cesare Beccaria aveva ben chiaro che i libri rappresentano un universo molto più ampio. Infatti, ci sono libri che rappresentano il nostro rapporto con il mondo e la società, che definiscono rapporti, diritti e doveri: i libri delle leggi ed i codici. Questi, infatti, punto fondamentale del suo pensiero, devono essere scritti in una lingua chiara per evitare arbitri e soprusi e devono essere conosciuti da tutti, di modo che la libertà diventi il patrimonio comune di tutti.
Affermava quindi un pensiero fondamentale: che la libertà deriva dalla conoscenza e che senza conoscenza non è possibile che ci sia un uomo libero, egli stesso diceva anche che “il più sicuro ma più difficile mezzo di prevenire i delitti si è di perfezionare l’educazione”.
La salvezza del mondo, quindi passa per la cultura, ma non nel banale modo di una ripetitiva, quanto inutile, conoscenza, bensì attraverso un consapevole uso dei mezzi di cui ci si è dotati attraverso la conoscenza.
E, quindi, il libro diventa il mezzo per esercitare una libertà consapevole, che diventa analisi del mondo, della politica e dell’informazione, di modo che possa diventare una critica finalizzata al miglioramento stesso della società, oltre che di sé stessi.
Ogni uomo nasce libero, ma diventa consapevolmente libero solo grazie al patrimonio di conoscenze contenuto nei libri.
Da questo punto, quindi, ogni persona diventa protagonista della libertà e della democrazia, perché la vera democrazia, quella “attuata”, quella concreta, ha bisogno di conoscenza. Del resto gli elettori hanno un dovere nell’informarsi prima di andare a votare, ma con questo non sto dicendo che hanno bisogno di una conoscenza specialistica, ma di buone fonti di informazione. Ed in tutto il mondo, allora, diventa decisivo il tuolo svolto dagli organi d’informazione che, nella realtà in cui viviamo, sono sempre meno liberi e sempre più mezzo controllato da grandi gruppi economici.
Molti potrebbero dire che Internet ha reso l’informazione accessibile a tutti, ma il problema delle notizie false (o “fake news”) è sotto l’occhio di tutti, il problema è sempre legato agli organi d’informazione “ufficiali” troppo collusi con coloro che gli danno sostentamento, il che porta ad una ricerca spasmodica di altre fonti di informazioni mentre l’informazione, quella ufficiale, si appiattisce, sempre di più, verso alcuni punti di vista “neutrali”.
Oggi, del resto, alcuni testi che consideriamo classici, non troverebbero spazio nella nostra società, eppure contro questo appiattimento culturale l’unico strumento resta il libro, elettronico o cartaceo che sia, perché esso stesso, nonostante tutti i tentativi di controllarne i contenuti, resta lo strumento principe per coltivare la propria libertà.
Del resto non si possono fermare le idee ed i concetti legati alla democrazia ed alla libertà, ma questi devono essere coltivati da tutti i cittadini in maniera consapevole, questo perché, come descritto anche da Orwell nell’Appendice sulla Neolingua, contenuta nel celebre “1984”, c’è il rischio di perdere l’alfabeto stesso dei diritti, questo perché l’ignoranza è il miglior strumento per controllare le masse. E non c’è bisogno di essere professori o dotti per poter prendere con mano e leggere un buon libro, solo l’intenzione, del resto una delle più grandi conquiste dell’età moderna è stato l’accesso all’istruzione pubblica e gratuita per tutti.
Proprio l’accesso all’istruzione si rivela fondamentale per la costruzione dello stato libero e democratico ed è proprio grazie ai libri che può esserci la libertà, un concetto che era espresso chiaramente da Ray Bradbury in Fahrenheit 451 quando dice che “un libro è una pistola carica“.
La consapevolezza delle persone è il più grande timore per chi cerca di avere il controllo sulla società, le dittature, del resto, trovano terreno fertile nello spirito acritico e nell’indifferenza generale.
Articolo pubblicato originariamente, in versione ridotta, sulla rivista “Napoli – La Città, La Squadra, Gli Eventi” n. 40 del 5 Giugno 2021 – Link al PDF