Prosegue l’acceso dibattito in Senato per l’approvazione del Ddl Zan tra l’ostruzionismo della destra sovranista, che vede Fratelli d’Italia e la Lega in prima fila nell’ostacolare il disegno di legge contro l’omofobia, e il cerchiobottismo di un certo modo vecchio di fare politica, che puzza di muffa democristiana ed è tipico di quei partiti liberali, come Italia Viva, che hanno a cuore più la propria sopravvivenza che il progresso reale del Paese.
Mentre questi giochi di potere capaci da far rabbrividire un Frank Underwood qualsiasi nella serie House of Cards, si consumano in Parlamento, nel Paese reale si è ormai perso il conto delle aggressioni omofobe. L’ultima in ordine di tempo si è verificata ai danni di due ragazze partenopee, Francesca e Martina, le quali sono state prima insultate, poi aggredite e cacciate via dalla spiaggia di Bacoli, solamente perché stavano insieme.
Lo stesso Ddl Zan rischia di slittare a settembre, a causa del fiume di emendamenti presentato dal senatore leghista Roberto Calderoli, con lo scopo di rallentare l’iter di approvazione della legge grazie alla sponda politica offerta dai renziani. Nel frattempo la rete e i social impazzano in questi giorni di bufale e di fake news, messe in giro dalle testate di informazione vicine alla destra e agli ambienti ultracattolici. Non è raro, infatti, imbattersi in rete in supposizioni e considerazioni, spesso dettate dalla cattiva fede o più semplicemente dall’ignoranza, contrarie alla legge contro l’omofobia che non stanno né in cielo né in terra e che farebbero rabbrividire ogni persona dotata di intelletto. Si tratta di chiedere troppo? No di sicuro, si tratta di chiedere il minimo indispensabile del vivere civile.
Innanzitutto, bisogna partire dalle basi: la legge contro l’omofobia mira a modificare gli articoli 604 bis e 604 ter del Codice Penale andando così riempire i vuoti normativi presenti nella Legge Mancino-Reale del 1993 contro i crimini d’odio. Tale legge condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista aventi per scopo l’incitamento alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Il Ddl Zan aggiunge al testo sanzioni verso chi compie discriminazioni in base al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità oltre a punire chi istiga o partecipa ad azioni violente contro ciò che viene considerato “diverso”. Il testo di legge, dunque, tutela donne, omosessuali e disabili da ogni sopruso, oltre a essere perfettamente coerente sotto il profilo formale e sostanziale; in più, assieme alle azioni repressive contro misoginia e omotransfobia, prevede una serie di azioni positive atte a prevenire ogni tipo di discriminazione legata al sesso.
Il Presidente della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio ha espressamente parlato di legge “opportuna” e “fondamentale” per tutelare i diritti delle persone, invitando la Consulta a “non restare indifferente di fronte alla richiesta di nuovi diritti”.
1. La prima fake news che ci tocca smentire è che “Il Ddl Zan è inutile, perché il nostro ordinamento già punisce le aggressioni omofobe”.
Ebbene, il nostro Codice Penale non prevede e non punisce i reati di matrice omotransfobica. Se la Legge Mancino-Reale punisce i reati d’odio, la Legge Zan non fa altro che estendere alla comunità Lgbtqi+, alle donne e ai disabili tali reati. Dare uno schiaffo a una persona durante una lite non è la stessa cosa che dare uno schiaffo a una persona solo perché è gay. Dunque, è lecito, oltre che legittimo, ritenere tale gesto come un’aggravante, poiché si tratta di un’azione premeditata che si manifesta attraverso il disprezzo e l’odio contro una comunità ben definita, esattamente come già accade con il reato di razzismo. Chi compie azioni e gesti di questo tipo non può e non deve restare impunito o passarla liscia, così come ogni cittadino deve essere tutelato da qualsivoglia discriminazione.
2. La seconda bufala da smontare è che “Il Ddl Zan mette a rischio la libertà di opinione”. Questa è la principale obiezione mossa da Salvini e dagli ambienti dell’ultradestra, caratterizzata da una falsità e da una disonestà mostruosa. Il progetto di legge è perfettamente compatibile con l’articolo 21 della Costituzione, che tutela la libertà d’espressione; per cui, chi afferma una cosa del genere o è ignorante oppure non sa di cosa parla.
Il disegno di legge punisce solo l’istigazione e il compimento di azioni discriminatorie. L’articolo 4 del Ddl Zan chiarisce che le opinioni delle persone sono libere e legittime e che non sono in alcun modo perseguibili, a meno che non determinino un rischio concreto di generare azioni violente.
La libertà d’opinione, tuttavia, non è un principio astratto e assoluto e può essere limitata per proteggere i diritti, la dignità e la libertà altrui, così come garantito dall’articolo 3 della Costituzione e ribadito dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Di questo i Padri costituenti ne erano consapevoli, avendo vissuto sulla propria pelle il dramma e i crimini del fascismo contro la libertà. Salvini, Meloni e la loro claque no, ergo, le loro preoccupazioni sono prive di fondamento giuridico, oltre che logico.
3. Arriviamo alla terza bufala, secondo la quale “Il Ddl Zan introduce l’ideologia gender a scuola”. Questa tesi, sposata e portata avanti dal senatore leghista Simone Pillon, è completamente fuori luogo.
Non esiste alcuna “ideologia gender”, bensì esistono i gender studies ossia gli studi di genere, oggetto tutt’oggi di ricerca e di studio accademico: si tratta di un approccio multidisciplinare all’educazione sessuale, che tiene conto delle radici sociali e culturali dell’identità di ognuno. All’interno della legge, e questo i complottisti non lo sanno, perché non l’hanno letta, si garantisce piena autonomia scolastica nei percorsi di educazione al rispetto.
Inoltre, esistono già progetti realizzati dall’Unar – Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, coordinati dal Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l’obiettivo di garantire l’integrazione e l’inclusione sociale nelle scuole per combattere bullismo, razzismo e omotransfobia.
4. La quarta bufala vorrebbe che “Il Ddl Zan è ambiguo”. Questa è la tesi sposata dai renziani, i quali hanno prestato il fianco a chi nega l’esistenza dell’identità di genere, ossia l’identificazione di una persona a un determinato genere, indipendentemente dal sesso, che può essere binario o non binario.
É proprio sul concetto di identità di genere che si sono fondate le battaglie della comunità Lgbtqi+negli ultimi vent’anni, per garantire il riconoscimento dei diritti delle persone transessuali. Stralciarla dalla legge equivarrebbe a cancellare i transgender rendendoli “invisibili”. Il nostro ordinamento, con la legge numero 64 del 14 aprile del 1982, riconosce la transessualità attraverso il diritto all’autodeterminazione sessuale, per cui la persona transessuale può modificare il proprio sesso anagrafico sulla base della propria identità di genere. L’identità di genere non è quindi un’invenzione voluta dalla “lobby gay”, ma è ampiamente riconosciuta. Il Ddl Zan ribadisce questo semplice ma essenziale concetto. Il riconoscimento dell’identità di genere è un tema serio: in ballo c’è la vita di persone in carne e ossa che meritano rispetto e considerazione.
5. “La Legge Zan discrimina le donne” è la quinta falsità a cui si appella il mondo terf – trans-exclusionary radical feminism, le cui idee sono intrise di transfobia, in quanto non esisterebbe alcun “terzo sesso”, ma solo la binarietà di genere.
Questa visione conservatrice e obsoleta della sessualità non ha nulla a che vedere con il vero femminismo che è, invece, inclusivo e intersezionale, in quanto riconosce le diverse identità come parte integrante della battaglia di genere. Onde evitare alcun tipo di discriminazione, oltre al genere, è stato aggiunto nel Ddl Zan anche il sesso, in maniera tale da tutelare l’identità sessuale delle donne.
Basti pensare che lo stesso decreto si rifà alla Convenzione di Istanbul concentrandosi nella prevenzione e nella lotta contro la violenza sulle donne. Altri sarebbero invece contrari a inserire le donne nelle categorie discriminate, dal momento che rappresenterebbero la metà della popolazione, ma il Ddl Zan non è nato per tutelare minoranze o maggioranze, bensì per salvaguardare l’identità personale.
6. “La Legge Zan è divisiva” è la giustificazione usata dal Presidente della Commissione Giustizia al Senato Andrea Ostellari, anch’egli – guarda caso – della Lega, secondo il quale la legge alimenterebbe un clima di polarizzazione, volto a creare scontro tra idee politiche differenti. Eppure la diversità e il confronto tra opinioni diverse sono i pilastri della democrazia ed è naturale che a vincere siano le idee maggiormente condivise, altrimenti tutto rimarrebbe fermo e immobile, ostaggio di chi è contrario al cambiamento. Forse Ostellari dovrebbe ripassare il concetto stesso di democrazia, perché evidentemente gli è poco chiaro.
In ogni caso, non solo il senatore del Carroccio ha abusato del suo ruolo, ostacolando il decreto in più occasioni, ma adesso che ha assunto il ruolo di relatore del ddl, sembra altrettanto scontato che farà di tutto per continuare a osteggiarlo. I leghisti sono carta conosciuta.
7. “Serve una legge contro l’eterofobia” avrebbe pronunciato uno dei detrattori del disegno legislativo dalla fervida immaginazione. A parte il fatto che non ci è mai pervenuta la notizia di una persona discriminata in virtù della sua eterosessualità, tuttavia, sotto il profilo formale e sostanziale, il Ddl Zan già tutela le vittime di eterofobia, in quanto tiene in considerazione anche l’orientamento sessuale di una persona e, quindi, protegge anche chi è eterosessuale da possibili, sebben remote, possibilità di discriminazione perpetrate nei suoi confronti. Salvini (ecco, avremmo preferito non nominarlo) si appella continuamente a cose futili e prive di logica: qualcuno avrebbe minacciato la sua eterosessualità?
8. “La Legge Zan cancellerà il Natale, la Festa della mamma e del papà” è l’obiezione alla quale si appella Giorgia Meloni, e lo fa in maniera esplicitamente strumentale, per incutere timore e paura alle persone poco informate sul tema. Ascoltare queste motivazioni ci fa semplicemente scompisciare dalle risate, soprattutto per l’originalità di certe battute.
La Legge Zan non andrà nemmeno minimamente a intaccare le ricorrenze e le festività già stabilite nel calendario, ma andrà semplicemente a istituzionalizzare ogni 17 maggio la Giornata mondiale contro l’omotransfobia, riconosciuta nel 2004 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e ufficializzata già nel 2007 dall’Unione Europea. Si tratta di un data storica, poiché il 17 maggio del 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità eliminò finalmente l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. In occasione di tale ricorrenza, il progetto di legge prevede che le scuole e le istituzioni organizzino giornate di sensibilizzazione per contrastare pregiudizi e bullismo.
9. “La Legge Zan è contro i bambini e introduce l’utero in affitto”, questa è l’ultima fake news fatta circolare dagli ambienti ultracattolici di cui si è fatto portavoce niente poco di meno che il cantante Povia, quello che a Sanremo cantava dei piccioni che facevano l’amore sui tetti. Noi preferiamo invece “far l’amore da Trieste in giù” come cantava la mitica Raffaella Carrà.
Parentesi musicale a parte, il Ddl Zan riguarda solo ed esclusivamente le aggressioni omofobe, i bambini non c’entrano nulla e nemmeno la maternità surrogata, il cui termine è gpa – gestazione per altri, chiamata “utero in affitto” in senso dispregiativo da chi non vorrebbe che gli omosessuali possano avere dei figli.
La questione resta, tuttavia, complessa, sia sotto il profilo etico che morale, e merita sicuramente un approfondimento. Tale pratica in Italia resta per adesso illegale. Quindi, in conclusione, anche queste sono illazioni ingiustificate, messe in giro per screditare e delegittimare la comunità Lgbtqi+, con l’intento di fomentare, attraverso la disinformazione, un pericoloso clima di odio e di pregiudizi al fine di impedire il riconoscimento dei diritti civili delle persone.
La Legge Zan non è solo una battaglia politica, ma è una battaglia di civiltà. E noi siamo stufi di aspettare e di elemosinare i nostri diritti.
Ciao Giu…
Tralascio il mio commento al tuo articolo perché sarebbe come argomentare con convinzione se la bellezza del Caravaggio sia assoluta.
Semplicemente un capolavoro…
Che però mi fa nascere un’esigenza.
Da sempre la conoscenza rappresenta la sola via alla crescita anche individuale oltre che interiore e culturale.
Per questo, mi piacerebbe conoscere quale sia il panorama nel mondo da un punto di vista sempre legislativo.
Per sapere poi se, nel bene o nel male, in fondo posso essere orgoglioso di essere figlio di questa nazione.
A presto…
Un abbraccio.
Tuo Andre.