Esattamente una settimana fa, Amnesty International Italia ci ha ricordato l’avvento dell’#Ondapride, caratterizzata da una marea colorata di persone che si mobilitano gioiosamente contro ogni forma di discriminazione causate dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
Purtroppo nel nostro Paese, ancora oggi giorno, molte persone subiscono attacchi omobistransfobici – tuttavia c’è ancora chi sostiene che l’omofobia e la misoginia non esistano, né tantomeno siano un’emergenza da contrastare.
Il disegno di legge Zan, la legge che abbatte e combatte, in Italia, ogni forma di omofobia, razzismo, misoginia, è stata approvata dalla Camera dei deputati nel novembre dello scorso anno; oggi è in discussione parlamentare ma, in quest’iter, il Vaticano che – chissà perché, ancora era stato silenzioso in merito – ha deciso di porre un contrasto netto tra la Chiesa e la legge, riportando a galla i famosi Patti Lateranensi e il Concordato tra Stato e Chiesa, firmato nel lontano 1984.
Come tutti ricordiamo, il Concordato regolava le relazioni civili e religiose tra Stato e Chiesa: l’accordo aboliva la legge delle Guarentigie, secondo cui i vescovi giuravano fedeltà al governo italiano, garantendo al governo stesso, però, la possibilità di approvare le nomine. Soprattutto, i Patti riconoscevano il cattolicesimo come religione di stato, con dirette conseguenze sul sistema scolastico pubblico, in cui venne inserito l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole.
D’altro campo, invece, i Patti lateranensi, firmati nel 1929 dal dittatore fascista Benito Mussolini e dal segretario di Stato vaticano Pietro Gasparri, ponevano fine alla cosiddetta “questione romana” sulla sovranità della città, dopo la conquista di Roma da parte del Regno d’Italia nel 1870. Sono divisi in due parti: il trattato, a cui è allegata una Convenzione finanziaria, e il concordato. Nel trattato, l’Italia ha riconosciuto l’indipendenza e la sovranità della Santa sede sui territori della Città del Vaticano e su alcune zone extraterritoriali. Nella convenzione finanziaria, invece, l’Italia fascista ha offerto al papato 750 milioni di lire, più un altro miliardo in titoli di stato e la totale esenzione dalle tasse dai dazi, come risarcimento per la perdita del potere temporale e l’espropriazione dei beni ecclesiastici avvenuti durante l’unificazione italiana.
Ma perché riesumarli proprio ora? Secondo la Santa Sede, necessita di rivedere assolutamente alcune stipule contenute all’interno del disegno di legge Zan, poiché “nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere, queste “avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario”. In breve, secondo la Chiesa, l’applicazione della legge Zan, inciderebbe sull’esercizio della loro missione cattolica ed impedirebbe ai fedeli di seguire il loro cammino.
Analizzando l’intero disegno, tuttavia, non c’è alcun tipo di rischio che tutto ciò accada. Alla Chiesa, sappiamo essere assegnato l’esercizio di una piena libertà di fede, libertà di culto, di organizzazione e soprattutto “è garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Per cui, davvero non si può comprendere come l’applicazione di una legge che difende e tutela i diritti degli esseri umani possa intralciare il cammino e il futuro della Chiesa cattolica. Ce lo ricorda il Presidente Mario Draghi che, in merito alla vicenda, ricorda ai religiosi che l’Italia è un Paese laico in cui tutti hanno piena libertà nell’esercizio della propria fede, della propria religione, al fine di nutrire la propria anima ed il proprio spirito, nei limiti della civiltà e della convivenza.
È da valorizzare, difatti, anche il compito della scuola che sì – garantisce l’insegnamento della religione cattolica e la Chiesa quanto ne è felice – ma non limita né emargina l’inserimento dell’ebraismo, dell’islamismo; è possibile, dunque, che nel ventunesimo secolo debbano essere rinfrescati determinati limiti politici per imporre che una legge, che ancora ripetiamo “tutela e difende i diritti degli esseri umani”, debba essere abolita?
È duro compito e mestiere delle nuove generazioni e di quelle dell’avvenire continuare a ribadire e perpetrare la nostra religione: quella per l’amore per la diversità e il rispetto – quello reale e non soltanto scritto – per i diritti ed i principi umani, ponendo fine alla propaganda antica e retrograda di un’Italia che ha cessato di esistere più di vent’anni fa. Debbono esserci lavori in corso, ma scegliamo bene da chi debbono essere portati avanti.
Napoli, 24 anni, laureanda in Servizio Sociale. Teatro, musica, cinema, bud's e diritti umani.