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L’Italia e la cultura: una tragicommedia senza fine

Tempo di lettura: 6 minuti

Oramai è passato più di un anno, da quando nel mese di Marzo 2020, a causa dell’emergenza Covid, venivano decretate dal Consiglio dei Ministri, allora presieduto da Giuseppe Conte, le misure di lockdown nazionale che previdero la chiusura quasi totale del Paese e dei suoi assets ritenuti non indispensabili alle attività essenziali dello stesso.

Da allora, le chiusure e limitazioni sono state dettate dai contagi causati dal virus ed i vari settori rimasti chiusi sono stati quasi sempre gli stessi.

Tra questi, ne spicca uno rimasto sempre ai margini dell’azione di riapertura: quello del settore culturale, che ha visto uno stop perenne di tutte le proprie attività: teatri, cinema, mostre, eventi e manifestazione. Tutto fermo.

Alcuni eventi annullati, altri solo sospesi per tutta la stagione 2020-2021 e forse salteranno anche la stagione 2021-2022, di fronte alla drammatica situazione sanitaria, si può dire. Infatti il mondo della cultura, dopo un anno in cui tutto è in evoluzione, ma nulla è cambiato, con un nuovo esecutivo (ora presieduto da Mario Draghi ndr) ma che affronta le medesime problematiche, ha ancora in stallo la propria situazione.

In verità, durante quest’anno si è tentato di fare progettazioni di apertura: una possibile speranza era stata data a dicembre, ma ancora una volta l’emergenza sanitaria ha costretto a rimandare. Prima febbraio, poi marzo, queste le date individuate, ma dapprima la crisi di governo, causata dal noto senatore di Rignano, poi l’emergenza varianti del Covid-19, di seguito il piano vaccini del nuovo esecutivo… queste ed altre molteplici ragioni hanno prodotto per il Governo nuove priorità anche all’interno della pandemia.

Priorità che hanno previsto altre chiusure regionali, limitazioni e lo slittamento nuovamente delle aperture delle attività culturali. Un calvario vissuto da tutti gli addetti ai lavori di quel mondo. A tutti i livelli.

Solo i sussidi governativi dell’esecutivo Conte hanno tenuto a galla il settore e gli innumerevoli addetti ai lavori. Sussidi che sono previsti anche dall’esecutivo attuale e che si attendono con forza, in qualità di unico salvagente a questa emergenza. 

Delle novità però, come detto, erano previste per fine Marzo. Il 27 per la precisione. Infatti era proprio il 27 marzo che era stata prevista la nuova apertura dei teatri, cinema e musei e mostre, scongiurata dalla perpetua zona rossa, assassina recidiva di tutto ciò che è cultura.

Il problema concerne il fatto che, fin quando il virus circolerà senza vaccinare adeguatamente la gran parte della popolazione, queste date che vengono di volta in volta snocciolate ed i piani che si tenteranno di porre in essere per possibili aperture, sanno tutti di “vittoria di Pirro”, perché nella pandemia tutto è altamente instabile e, fin quando il virus circolerà, è tutto sempre in bilico e legato ai numeri dei contagiati e purtroppo dei decessi.

Finché non si vaccineranno tutte le categorie necessarie alla sicurezza pubblica e la campagna vaccinale non sarà ultimata, la stagione che vedrà aprire e chiudere l’imprenditoria, la cultura o la ristorazione sarà lunga. Se a questo aggiungiamo la considerazione che nel Paese è più facile aprire uno stadio per far assistere ad una partita di pallone, allora la risposta alla domanda quando si potrà tornare nei luoghi di cultura pare scontata e venir da sé.

Nel campo culturale sono le stagioni teatrali a patire di più le chiusure con perdite considerevoli e gli artisti, da attori a musicisti fino al mondo dello spettacolo sono stati e sono coinvolti in prima persona: date cancellate, tour annullati, presentazioni, incontri, manifestazioni. Tutto annullato o sospeso a data da destinarsi.

Insieme agli artisti chi sta vivendo ancora più in difficoltà sono i numerosissimi addetti ai lavori che sono perennemente aggrappati ai decreti governativi, per riuscire ad ottenere quel minimo per sopravvivere, privi del diritto di sapere con certezza quando tornare a guadagnare con la loro arte e tecnica la propria libertà.

Le perdite dei teatri sono spaventose: il teatro La Fenice ha stimato perdite per 7 o 8 milioni, l’Opera di Roma per 4,4 milioni. Il Regio di Torino fino ad oggi ne ha persi 1,5. Questi sono solo alcuni dei teatri più famosi, ma assieme a loro ci sono un’infinità di teatri minori (ma solo per fama o capienza) che hanno subito perdite fatali e saranno costrette a chiudere.

Molte sono state le proteste degli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo, ma anche di alcuni artisti che si sono spesi per far risaltare le problematiche del mondo culturale.

Tutti ricordano Sandra Milo, che si fece incatenare davanti palazzo Chigi prima di essere ricevuta e rassicurata dall’allora premier Conte sui sussidi che sarebbero arrivati: era durante la primissima fase della pandemia. Oppure, caso molto più recente è la protesta in piazza, tenutasi con mascherine ed in sicurezza, dell’artista Fabrizio Gifuni, che chiedeva assieme all’amico Aboubakar Soumahoro, noto sindacalista, tutele per gli artisti e tutte le persone del settore culturale.

Una situazione che sta lasciando paralizzato un intero mondo, ma anche i cittadini che di quel mondo ne sono usufruttuari e parte attiva.

Tuttavia, grazie al genio e talento di chi opera e fa parte di questo mondo, la distanza tra il pubblico e l’arte sembra essere un po’ meno lontana: sono numerose le iniziative di cantanti, performer, personaggi del mondo televisivo, ma anche musei o mostre, che hanno usato e stanno usando le proprie piattaforme social per condividere, a volte anche in live su piattaforme come Instagram e Facebook, canzoni, momenti artistici, capolavori realizzati in lockdown oppure, come nel caso delle mostre e musei, si organizzano veri e propri tour virtuali, come se si stesse effettivamente nel museo. Questa pratica dello stream è usata anche dai teatri, specie in Campania, come il San Carlo, che mette in mostra le proprie opere attraverso il proprio sito. Ovviamente l’effetto non sarà mai la stessa cosa, vederlo dal vivo non può esser comparato a nient’altro, ma sono segnali di speranza.

Un altro grande segnale di speranza per la ripesa delle attività teatrali è l’evento Campania Teatro Festival, previsto per il 2021 ed organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival presieduta da Alessandro Barbano.

Si tratta di un evento di rilancio, che esalta la bellezza dei luoghi campani attraverso una serie variegata di artisti e realtà teatrale del panorama italiano ed estero, ma prestando attenzione anche alle piccole professionalità di molte produzioni e compagnie che operano da anni in Campania, con un impegno che in alcuni casi non è solo artistico ma anche sociale.

I lavoratori del mondo dello spettacolo coinvolti nel progetto sono più di 1500 tutti o per lo più campani.

Sede principale del Festival, con l’allestimento di ben otto palchi, è quest’anno il Real Bosco di Capodimonte, che ha dato vita ad una vera e propria cittadella teatrale tra Cortile della Reggia, Casino della Regina, il Giardino dei Principi e lo spazio del Cisternone, dove si svolgeranno gli eventi del Dopo Festival ed altri luoghi simbolo del posto. L’anteprima si è tenuta il 19 marzo con il Maestro Riccardo Muti, al teatro Mercadante. Tra gli artisti che hanno preso parte: Lello Arena, Roberto Colella (La Maschera) Eduardo De Crescenzo, Concita De Gregorio, Enzo Gragnaniello, Davide Iodice, Antonella Ippolito, Karima, Maldestro, Alessandro Preziosi Carlotta Proietti, il violinista Alessandro Quarta, lo psicanalista Massimo Recalcati, Senese, Peppe Servillo, Francesco Zecca e Luca Zingaretti.

Il ricavato degli spettacoli della sezione Musica sarà devoluto in beneficenza all’Ospedale Cotugno di Napoli.

Un’iniziativa tutta campana, terra dove si percepisce forse più che in altre zone, la mancanza del settore artistico specialmente nell’ambito teatrale. Questa grande manifestazione, infatti, è stata solo uno dei tanti eventi che vedranno nel futuro imminente una realizzazione a Napoli, a testimonianza della grande voglia di questa città e di tutta la Regione, così come l’Italia, di ripartire.

Si moltiplicano gli spettacoli che vedranno nuova luce, quando il momento di crisi pandemica sarà alle spalle. Spettacoli spesso anche amatoriali, di compagnie esordienti o piccoli professionisti, magari meno noti ai più, ma che stanno organizzando con una passione unica, dando anche loro il contributo per la ripartenza.

Allora anche noi nel nostro piccolo vogliamo lanciare un appello alla ripresa della stagione teatrale che verrà, segnalando alcune compagnie esordienti e spettacoli che andranno in scena nel periodo post Covid.

Di alcune compagnie napoletane segnaliamo Controluce, una compagnia fatta da ragazzi e ragazze, per lo più studenti accomunati dalla passione del teatro, che vantano già varie produzioni teatrali alle spalle oltre che alcuni format e corti on line. Tutti i contenuti si trovano sulle loro pagine Facebook ed Instagram.

Un altro spettacolo interessante da segnalare è quello del regista, sceneggiatore e giornalista pubblicista dal 2006 Antonio Mocciola.

Aurore già noto, nato a Napoli, dal 2003 al 2013 collabora con il magazine meridionalista “Il Brigante”, ricoprendo il ruolo di capo-redattore. Attualmente ricopre il ruolo di vice-direttore del magazine “Corriere spettacolo”.

Mocciola è già celebre nel mondo dello spettacolo: ha infatti coperto ruoli come conduttore ed autore radiotelevisivo, oltre che nel mondo letterario e teatrale, con oltre già 30 pièce teatrali alle spalle.

Ora è in procinto di lanciare un nuovo progetto minimalista e di grande impatto, un progetto anche questo che sa si ripartenza dopo la lunga chiusura. “Gli smarriti”, il titolo della sua opera.

Smarriti come siamo un po’ tutti in questi ultimi due anni.

Smarrito come il senso di priorità della cultura nell’Italia e ancor di più nella regione Campania.

Smarriti come l’arte nella pandemia.

L’invito e appello è, quindi, di non lasciar perire la cultura ed arte ma di sostenerle ad ogni livello. Ripartendo da questi progetti, andando a guardare le opere, i concerti, le messe in scena, ma non solo dei grandi autori, ma soprattutto di quelli emergenti. Perché questo è un mondo che vive e respira, pulsa nella volontà e passione di chi ci lavora.

Non lasciamoli soli. Facciamo la nostra parte.

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