Matteo e la rotta del cinismo politico

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In Italia abbiamo “politici”, possono essere buoni o cattivi, onesti o corrotti, raccomandati o meno. Eppure, in questi anni, pochi politici hanno cambiato lo scenario italiano quanto il caro Matteo da Firenze (dell’altro Matteo, quello brutto e cattivo ne avevamo parlato Matteo, da quando ti piace Montecitorio? – Il ControVerso). Si giunge a chiedersi come faccia un tale personaggio, eletto con i voti del Partito Democratico, ad aggirarsi ancora per le aule di Palazzo Madama, dopo la cocente sconfitta al referendum a cui aveva legato il suo futuro politico (a parole sue) e dopo aver detto al suo collega Enrico Letta l’ormai vignettistica frase “#EnricoStaiSereno“.

Bei tempi quelli del cameratismo di partito, dei sotterfugi e delle pugnalate alle spalle, vero “senatore” Renzi?

Eppure, nonostante tutto, il Partito Democratico, nella corsa verso la rottamazione, l’ha seguito pedissequamente, in totale obbedienza. Anche loro credevano di aver trovato il cavallo su cui puntare. E, probabilmente, direi che avrebbero avuto ragione, se non fosse per il fatto che il cavallo si è portato dietro 18 parlamentari che sono decisivi a questo Governo Conte II. E questi 18 “scissionisti” rappresentano la sottile linea che regge la maggioranza in Parlamento, da pochi che sono valgono oro.

Ed ecco come l’Italia si ritrova ad avere, ancora una volta, un altro Matteo di cui liberarsi. Un uomo che, in spregio al momento che stiamo vivendo, apre una crisi di Governo, mentre perdura lo stato di emergenza, forte del suo “abbondante” 2% stimato dai sondaggi. Ed in questa rincorsa hanno collaborato anche i due Ministri che fanno parte del suo “partito”, le onorevoli Bonetti e Bellanova: neanche la loro coscienza le ha fermate dall’appoggiare l’atto del loro leader.

Il pomo della discordia è presto detto: il Meccanismo Europeo di Stabilità (il M.E.S.).

Come ogni articolo che parli della volubile politica italiana, dobbiamo capire perché mai il Matteo da Firenze, ex rottamatore, abbia voluto giocarsi un tale azzardo nei confronti del premier Conte. Il motivo è presto detto: come diceva Falcone: “seguire i soldi“. E di questi, con il Recovery Fund, ce ne sono già sul piatto oltre 200 miliardi, eppure il “sereno” Matteo si è fissato sui quei 20-30 miliardi che sarebbero forniti da questa “società anonima” di diritto lussemburghese, i cui soci sono gli Stati1 ed i cui atti sono segreti ed inviolabili. Ma, forse, saranno vantaggiose le condizioni? Neanche, essendo, pur ad un interesse basso, soldi concessi a condizioni molto più svantaggiose del Recovery Fund, per com’è stato contrattato dal Governo.

E allora cosa lambicca la mente del caro Renzi nazionale? Un dettaglio non di poco conto. Per carità, nulla di segreto ed oscuro, solo un dettaglio che tutti dovrebbero ricordare, anche quando si eleggono “dubbi” personaggi di carattere regionale (tipo un tizio con le sue “fritture“, fatto avvenuto proprio per sostenere il referendum renziano): la sanità (e la sua spesa) sono regionali ed Italia Viva ha parecchi referenti proprio in ambito regionale, là dove si deciderà la spesa sanitaria. Son questi dei fondi su cui lo Stato non avrà controllo perché la questione sarà demandata alle Giunte regionali. Un esempio di quanto la sanità sia determinante è dato dalla Campania, dove il Presidente De Luca ha tenuto la gestione totale della sanità durante il commissariamento e, ancora adesso, mantiene la relativa delega.

Sarebbe da farsi un’altra considerazione: è mai possibile che il Ministero delle Finanze, il quale ha il fior fiore dei tecnici, non abbia avuto anche lui da consigliare una simile soluzione? Evidentemente no, il Governo, tranne i Ministri di Italia Viva, sono stati tutti coesi nel rifiutare (al momento) l’uso di questo strumento.

Ed allora è chiaro che a Renzi non importa né dei sondaggi, né del partito che non esiste e neanche del consenso o della visibilità. Lui a votare non ci va, la partita si gioca adesso sui soldi europei da spartire, che è lo stesso motivo della rabbia delle opposizioni, specie dell’altro Matteo. La partita si gioca, per Renzi, adesso con i parlamentari che ha a sua disposizione in un contorto gioco di cinismo politico legato all’esercizio del potere.

Oltretutto, considerate anche questo: hanno proibito le uscite serali per il pericolo del virus, hanno chiuso bar e ristoranti e poi si mandano 50 milioni di italiani a votare tutti assieme con pioggia e freddo? Questo è un chiaro invito alla rivolta, una presa in giro dell’intelligenza degli italiani ed un autentico suicidio politico, sociale ed istituzionale oltre che sanitario.

Ma, dopo aver visto l’altro Matteo chiedere i pieni poteri al Papeete, forse, non dovremmo sorprenderci di quest’altro Matteo.

Nota 1: Il MES questo sconosciuto (per gli italiani)

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