La comunicazione sempre meno informazione.
“La scelta è fra la burocrazia, il passato… e il futuro modello Genova”: queste le parole del leader della Lega che precedono lo “scivolone lessico-concettuale”, denominato gaffe: “questo ponte di pannelli di metano che si autoalimenterà”.
Tutto bello, anzi bellissimo; se non fosse che i pannelli sono pannelli solari (semmai fatti, usando il silicio nei procedimenti di composizione) e non possono essere alimentati a metano (che, ricordiamolo, è un gas).
Si potrebbe dire che è un semplice scivolone, una distrazione, una sciocchezza. Eppure questo “scivolone”, oltre a dimostrare una scarsità culturale da parte del Senatore Leghista (non nuovo a mancanze, sotto questo punto di vista, a dire il vero), che (tra)vestito fieramente da operaio specializzato, si presta anche ad una facile ironia sulla ignoranza specifica del fotovoltaico e la straordinaria opera innovativa messa in piedi in quest’ultimo anno, quella sì frutto di veri operai – vale la pena ricordarlo – espressioni della meglio Italia. Loro sì che hanno unito l’Italia da Nord a Sud (ricordiamo importanti innesti del ponte costruiti nell’impianto Fincantieri di Castellammare di Stabia (NA), oltre a quelli di Genova).
Tornando al Senatore in divisa, egli parla di “modello Genova”, ma si potrebbe parlare anche di “modello gaffe” o “modello Matteo” (un nome, segno di una garanzia della politica degli ultimi anni, potremmo dire), costatando l’alto numero di gaffe del leader leghista, alcune solo degli ultimi giorni. Non tutte prive di effetti disinformazione grave che possono essere dannose ai cittadini. E qui casca il problema: fin quando il capitano fa scivoloni può andare (capita, è nella natura delle cose sbagliare). Il punto è quando ciò avviene a ripetizione e spesso ai danni dei cittadini: lì sorge il nodo politico da sviscerare.
Allontanandosi dal caso specifico, solo per tornare indietro di pochi giorni e settimane, abbiamo sentito e visto tutti il comportamento – che per senso del pudore conviene non definire – tenuto dal Capitano in conferenza assieme al Governatore del Veneto Zaia, o ancora prima in un talk serale su La 7 (Di Martedì, n.d.r.) la gaffe della mascherina. Un comportamento che definire in tal modo è riduttivo.
Si tratta non solo di ignorare leggi vigenti (che per un Senatore, già di per sé, ciò dovrebbe essere, in un paese dal senso civico nella norma, aberrante) ma anche di mettere in pericolo (sì, pericolo, perché l’emergenza non è conclusa) un’intera Nazione e i cittadini che si dovrebbero rappresentare.
Si crea, cioè, una volta svalutati i provvedimenti per la salute messi in piedi da un Governo, disinformazione implicita, che può sfociare in assembramenti di complottisti fai da te e in comportamenti non corretti e dannosi da parte dei cittadini, che vedendo un proprio rappresentante fregarsene delle leggi statali si sentono autorizzati a fare altrettanto.
Questo problema, questo comportamento disinformativo seriale, oltre ad essere un punto politico sul quale è meglio non soffermarsi, mostra un sistema messo in atto dalla comunicazione del leader Leghista, comunicazione non nuova a queste cadute: si pensi ai post con i nomi di località sbagliate o a diffusione di fake news, notizie totalmente prive di fondamento che hanno rischiato di allarmare la popolazione in piena pandemia (condivisione sui social di notizie e presunti video in cui si afferma che il virus sia stato creato artificialmente, ipotesi sempre fino ad ora esclusa dai virologi).
Il problema è di comunicazione. Si cerca il consenso ad ogni costo e per ogni mezzo; in politica si chiama propaganda, che pure ha i suoi criteri e limiti, ma è un problema riguardante in generale il mondo dell’informazione odierna. Si pensi alle recenti vicende e dichiarazioni di noti giornalisti, fra quali direttori di importanti quotidiani nazionali, che in questi mesi e settimane hanno alimentato il dibattito informativo (un esempio ne è il quotidiano Libero ed il proprio direttore).
Ormai è presente oggi un problema di comunicazione e della comunicazione. Ed è proprio la comunicazione, tramite ogni ramo del settore professionistico, che deve difendere se stessa e la propria libertà di fare informazione. Notizie continue disinformative distruggono la notizia, deturpano il fatto e, chi le (in)segue e le “tratta” al pari delle true news, perde di credibilità Per questo non si può passare sulla semplice gaffe, per questo non si può andare dietro ad un modello di disinformazione constante e lasciar andare tutto ciò. Bisogna avere una reazione comunicativa, se si vuole avere ancora (e recuperare) quella credibilità che è fondamentale per informare e cercare di farlo al meglio possibile.
Tiziano Terzani diceva che la Verità spesso si annida non nei fatti, ma dietro i fatti, dentro di essi. Forse oggi, ci azzardiamo a dire, che i fatti non sono nelle Notizie, o nelle presunte tali, ma nella credibilità che li riporta.
Non smettiamo di pensare e di informarci in modo serio.