“Strade? Dove stiamo andando non c’è bisogno di… strade!”
“Ritorno al futuro”, Emmett Brown
Con questa frase, nel film “Ritorno al futuro”, i protagonisti si apprestano a viaggiare dal 1985 al 2015. Nell’opera di Emmett Brown, il futuro consisteva in macchine volanti, skateboard senza ruote e almanacchi sportivi degli ultimi decenni. È proprio l’almanacco con tutti i risultati sportivi ciò che rende ricco l’odiato Biff. Ad oggi, nel 2020, cosa rappresenta il futuro? Potremmo identificare nei Big Data l’almanacco sportivo del film, ossia una grande quantità di dati sportivi, il secondo, e di dati personali, il primo, in grado di arricchire chiunque ne sia in possesso.
Con questo termine si intende un enorme volume di informazioni che tutti noi quotidianamente produciamo, utilizzando Internet. Queste vengono trattate, organizzate, trasformate in dati e archiviate per essere utilizzate sia a fini commerciali che a fini conoscitivi dei nostri comportamenti, preferenze e aspettative. Essi costituiscono un capitolo importante della futura società digitale. L’esempio che più velocemente ci balza alla memoria è lo scandalo del passaggio di grandissime quantità di dati da Facebook a Cambridge Analytica, azienda specializzata nel raccogliere ed analizzare un’enorme quantità di dati dai social network. Tutti questi dati sono inseriti in un sistema di analisi di Big Data dove, con particolari algoritmi e modelli, vengono creati dei profili su ogni singolo utente. Questo approccio di analisi risulta simile a quello della psicometria, il campo della psicologia che misura i comportamenti e le caratteristiche di personalità degli individui. Più “Like”, commenti, tweet e altri contenuti sono analizzati, più è preciso il profilo psicometrico di ogni utente.
L’analisi dei Big Data si prospetta come una delle principali forme di conoscenza nel prossimo futuro. L’uso di questo vasto volume di informazioni, prevalente negli ambiti commerciali, svolge un lavoro fondamentale anche nello sviluppo intellettuale del mondo. Per poter capire i risultati dei Big Data, è necessaria la creazione di una nuova forma mentis, richiede che ci si arrenda ai dati, e non all’intuito. L’analisi dei Big Data è da tempo in uso in alcuni ambiti di ricerca, ad esempio nel campo della genetica o per il monitoraggio del clima. In quest’ultimo caso, modelli matematici complessi riescono a fare previsioni metereologiche affidabili anche per più giorni.
Il potere di internet, oramai chiaro, rappresenta la fonte di conoscenza più ampia, varia, libera e gratuita che l’umanità abbia mai visto. Nel macrouniverso di Internet, i Big Data rappresentano il commercio e l’analisi della nostra privacy.
“Non veniamo profilati però solo come consumatori. Dalle tracce che lasciamo in rete vengono anche rilevate informazioni sui nostri dati biomedici, le nostre abitudini e preferenze, il nostro mondo ed è rintracciabile anche il nostro identikit di cittadino elettore. Questo significa che il potere dei Big Data è individuare, raggruppare, classificare i nostri orientamenti e prevedere e influenzare le nostre scelte anche in ambito politico e culturale. Si tratta, di nuovo, di rafforzare le tendenze verso le quali già mostriamo propensione. In verità, il “sale” della democrazia è la formazione di un libero convincimento presso l’opinione pubblica che ha accesso a molteplici punti di vista, anche in contrasto tra loro e che può facilmente confrontare e opportunamente valutare […] osservano la disparità di potere tra utenti di internet e aziende. Queste ultime vengono in possesso di informazioni che ci riguardano, anche intimamente, e le utilizzano per scopi non sempre chiari o dichiarati e grazie ad esse alimentano il loro business.”
THE NEXT SOCIETY: Sociologia del mutamento e dei processi digitali” , Adele Bianco
Soprattutto in questi giorni segnati dall’emergenza COVID-19, stiamo assistendo a numerosi dibattiti su fantomatiche app, come “IMMUNI”, in grado di poterci aiutare a superare questo periodo di difficoltà. Al centro di queste discussioni vi è la possibilità di una violazione della privacy da parte dell’app, anche se con scopi meritevoli, come l’individuamento di casi positivi e la repentina informazione del rischio a chi ne è entrato a contatto, che potrà essere informato sui nostri contatti, i nostri dati e la nostra posizione. Sostengo la necessità di una futura implementazione di sistemi di controllo e norme in grado di permettere di usare la ricchezza proveniente dall’analisi dei Big Data in maniera cauta, per evitare che questa risorsa si trasformi in un sistema di influenzamento del comportamento di massa.