In un periodo solcato da straripanti incertezze, in cui è aleatoria qualunque previsione sul futuro, uno sterminato numero di dubbi arroventa le nostre giornate.
A tale valanga di interrogativi ha risposto il professor Paolo Ascierto, con taluni interventi di Maurizio De Giovanni, durante un’intervista effettuata dalla giornalista Ornella Mancini, con la collaborazione dell’ingegnere Guido Boldoni.
L’autorevole voce dell’oncologo napoletano invita, innanzitutto, ad una superlativa prudenza, affermando che, sebbene le terapie intensive annoverino pochi pazienti e non è avventato contemplare un loro ritorno al regime ordinario, il virus circola ancora. Quest’ultimo, spiega il professore illustrando come operi nell’organismo umano, innesca una tempesta citochinica, la quale, a sua volta, dà origine ad una polmonite interstiziale; le citochine, quindi, promuovono i fenomeni di tipo trombotico, i quali istigano il fallimento di tutti gli organi: ecco perché l’eparina può essere somministrata.
Inoltre, di concerto con la professoressa Fabbrocini, docente di dermatologia presso l’Università Federico II di Napoli, Ascierto ha dichiarato che la nuova sintomatologia della malattia si estrinseca soprattutto in manifestazioni cutanee, frequenti nei bambini cosiddetti “immunocomplessi”, mentre smentisce che ci siano casi nella nostra regione della sindrome di Kawasaki. Altresì, ha sottolineato che oltre ai tamponi, possono essere effettuati anche test sierologici, seppur non accurati quanto i primi, detenendo essi la capacità di rivelare se siano presenti immunoglobuline, spia di una probabile infezione, o meno.
La nostra redazione ha posto una domanda circa la recentissima scoperta, in virtù della quale è emerso che il plasma delle persone guarite possa essere riutilizzato onde ricavare un eventuale siero o vaccino, e se quest’ultimo possa essere indifferentemente iniettato o, al contrario, siano d’uopo dei trial scientifici. Il professore ha asserito che l’approccio è molto interessante e “sensato”, oltre ad essere già adoperato in molte parti del nostro Paese; ciononostante, onde giungere ad un rigore scientifico sulla scorta di regole ben precise, occorre effettuare un’indefessa sperimentazione, come dimostra la storia del Tocilizumab.
Avvincente il quesito di Boldoni circa l’ostica definizione di “normalità”. Il medico partenopeo ha, tuttavia, sentenziato che, affinché si possa legittimare l’uso di questa parola, è doverosa la scoperta di un vaccino, per la quale bisogna perseverare nella ricerca e che, molto probabilmente, non si otterrà prima di un anno. A tal proposito, ha aggiunto che il medesimo tempo occorre, affinché si possa mettere in commercio un rimedio antivirale, quantunque negli USA sia stato approvato l’impiego di un medicinale come il Renvesidir e altri farmaci della terapia antivirale HIV.
Riguardo al comunemente paventato rischio di una seconda ondata che dovrà sorprenderci in autunno, Ascierto attesta che non si profila concretamente questa minaccia, se non sulla scorta di quanto avviene usualmente riguardo alle influenze virali. Ergo, il pericolo è imminente adesso, soprattutto in vista dei contatti ravvicinati che vi saranno in occasione della bella stagione. In particolare, se si prende atto del fatto che negli stabilimenti balneari, gli avvicinamenti tra persone sono alquanto frequenti, è lapalissiano che prosperino occasioni di contagio. Inoltre, sconfessa anche la voce secondo la quale il virus si inattivi ad alte temperature, sottintendendo che non è assolutamente sicuro che durante l’estate scompaia. E proprio dal momento che si è oramai al principio della “famigerata” fase 2, in cui si sarà indotti ad una ferrata convivenza con il “nemico invisibile”, è imprescindibile rispettare le usuali norme che già si osservano: l’uso della mascherina, il distanziamento non sociale, ma più precisamente fisico, il continuo lavaggio delle mani ecc.
In merito alle mascherine, il professore districa una differenziazione tra le FFP2, che proteggono coloro che la indossano ma non il soggetto con cui si entra in contatto, le chirurgiche, che arrecano l’effetto contrario delle prime e le FFP3, che tutelano tutti indistintamente.
In questa fase, dunque, i soggetti maggiormente esposti sono proprio quelli in terapia intensiva, oltre a diabetici, ipertesi, quelli che soffrono di malattie cardiovascolari o anche patologie respiratorie. Ciononostante, Ascierto ribadisce che il Covid-19 potrebbe colpire qualunque soggetto e che nessuna categoria potrebbe considerarsi esentata da questa trappola corporea. Non è fortuito, infatti, che l’illustre dottore abbia rimarcato l’impellente esigenza di realizzare una vera e propria task-force, onde far fronte appropriatamente ad emergenze epidemiologiche, sempre all’agguato.
Circa le scelte della politica nostrana, Maurizio De Giovanni, sulle orme del quesito postogli da noi, ha tessuto un elogio alla leadership istituzionale, qualificandola anche come “liberticida, fuori le righe”, eppure “efficace”. Ha, oltremodo, paragonato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca ad un cappotto riposto nell’armadio, durante la stagione estiva: ingombrante, forse scomodo, ma che protegge, ripara e tutela appena si abbattono climi freddi.
La verità è che siamo tutti in attesa di un catartico miracolo, che possa restituirci la vita, tutte le cose meravigliose da cui è costellata: mangiare una pizza sul lungomare, perdersi tra strade incantevoli e non saper dove andare, girovagare tra le sale di un museo, correre perché altrimenti si perde il pullman o la metropolitana, sorseggiare un caffè con davanti quadri impressionisti di panorami mozzafiato. È urgente evadere dalle prigioni, è urgente vivere.