“Siamo stati abituati a ritenere che all’uomo, in quanto essere dotato di razionalità sia sufficiente tenere a freno l’istinto e l’emotività per essere in grado di valutare in modo obiettivo”
Daniel Kahneman, pensieri lenti e veloci, 2011
Sebbene si sia in parte placata, le scorse settimane di quarantena un’ondata di informazioni ha colpito i nostri smartphone. Più che di pandemia si potrebbe parlare di “infodemia”. Secondo la definizione sociologica, per infodemia si intende una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non verificate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la mancanza di fonti affidabili. A tale mole di informazioni si collega il problema dell’influenza dei media sul nostro comportamento. Generalmente ci viene detto che troppa televisione riduce la nostra capacità critica, che i social ci traggono in inganno o che il modo migliore per non essere ansiosi in questo periodo, date le notizie, è guardare meno la TV. Tuttavia, prima ancora degli effetti di influenza sul comportamento, capire quali processi mentali precedono il comportamento stesso ci permette di coglierne il senso più a fondo. Cerchiamo qui di dare una spiegazione sintetica.
Gli studi di psicologia generale ci suggeriscono due sistemi di elaborazione mentale delle informazioni provenienti dalla realtà, interconnessi: il sistema 1 e il sistema 2.
Il primo fa riferimento ai processi automatico-percettivi che ci consentono di cogliere la lontananza tra due persone, di riconoscere le caratteristiche visive di oggetti diversi, presenti nello spazio (colore, forma); il secondo fa riferimento ai processi razionali e coscienti, quelli che ci supportano nei nostri impegni, nella pianificazione delle attività quotidiane o nella creazione di nuove idee. Contrariamente a quanto si possa pensare, sebbene il sistema 2 ci supporti nel raggiungimento degli obiettivi, per quanto grandi e rilevanti, è il sistema 1 che, in modo automatico e rapido, è capace di elaborare più informazioni contemporaneamente e senza che ce ne rendiamo conto. La potenza di tali meccanismi è riscontrabile nelle figure riportate sotto:
Nella prima figura le linee sono dritte o disordinate? Cosa vedete prima, un’anatra o un coniglio? Che ci crediate o no, la linea orizzontale della figura sottostante è di un’unica tonalità di grigio. In ognuno di questi casi, per noi, sarà difficile, se non impossibile, anticipare questi meccanismi o controllarli, così come accade invece con i pensieri coscienti.
L’automaticità di questi meccanismi è dovuta ai limiti computazionali della nostra mente. Molte informazioni vengono processate in modo automatico, così da dare spazio ad altre più importanti. Sostanzialmente è un modo adattivo per far sì che la mente si concentri su ciò che è davvero rilevante.
Da tale sistema 1 derivano le euristiche (dalla lingua greca εὑρίσκω, letteralmente “scopro” o “trovo”), modi intuitivi del nostro sistema nervoso di elaborare le informazioni. Proprio le euristiche possono fornirci una spiegazione di quello che accade, quando veniamo inondati di notizie. Senza addentrarci troppo, quando in questi giorni ci è stato raccontato dei sintomi del Covid-2019, non è inverosimile che abbiate interpretato qualsiasi colpo di tosse o starnuto come un sintomo del virus o che perlomeno lo abbiate pensato; oppure, salendo su un mezzo pubblico, abbiate pensato che quelli con la tosse fossero affetti dal virus o magari abbiate associato le persone con tratti orientali a ciò che avete visto o sentito sino ad ora. Spesso il sistema 2 (la nostra razionalità) è scavalcato dal sistema 1, con il quale è interconnesso. Sebbene quell’unico indizio non faccia una prova e le probabilità siano ben altre, la mente preferisce generalizzare da un unico dato induttivo, risparmiando risorse mentali e ottenendo un vantaggio adattivo per la propria salute e sopravvivenza. Per quanto si possa pensare che l’uomo sia un essere razionale che pone a verifica con coscienza ogni aspetto, la nostra mente si è evoluta per risparmiare energie, in vista dei pericoli dell’ambiente esterno e tali meccanismi si estendono a molte situazioni presenti nel nostro ambiente in modo disfunzionale. Essere a conoscenza del fatto che la maggior parte dei nostri processi mentali sono automatici, è di per sé un passo verso un maggior controllo e una maggiore serenità.
Per approfondire:
Psicologo, con esperienza maturata in ambito organizzativo. Ha conseguito la laurea in psicologia del lavoro con una tesi sul work-life balance.
Co-fondatore de Il Controverso, cura la rubrica #SpuntidiPsicologia e scrive di tematiche riguardanti la criminalità organizzata.
"Scrivo perché amo andare a fondo nelle cose"